Il commendator Scibilia, presidentissimo dei biancoazzurri, desideroso di non ripetere gli affanni dell’anno precedente, quando il Pescara si era salvato solo grazie alla riduzione del numero delle squadre che sarebbero retrocesse e alla penalizzazione dell’Empoli, partito da -5, decide di fare le cose in grande, e regala ai tifosi abruzzesi un fantastico “trittico brasileiro”.
Al blasonatissimo Leovegildo Lins Gama, meglio conosciuto come Junior (ma per i pescaresi solo Leo), ex granata, ma a Pescara già da un anno, affianca Milton Queiroz da Paixão detto Tita, attaccante, considerato da tutti l’erede di Zico, prelevato dai tedeschi del Bayern Leverkusen, con cui aveva appena vinto la Coppa UEFA, e appunto Edmar, per il cui cartellino la cifra investita è di un miliardo di lire (spesa nient’affatto di poco conto per l’epoca).
A dirla tutta, altri erano gli obiettivi del Pescara per quella stagione. Pare infatti che Franco Dal Cin, deus ex machina nel trasferimento di Zico all’Udinese, avesse segnalato a Galeone l’acquisto di due giovani e promettenti brasiliani del Vasco da Gama, tali Romário de Souza Faria, meglio noto solo come Romário (si, proprio lui!) e Geovani Faria da Silva, ma per tutti solo Geovani (futuro bolognese).
La trattativa per portare i due talentuosi attaccanti saltò poiché Antônio Soares Calçada, presidente del prestigioso sodalizio di Rio de Janeiro, considerato che solo pochi giorni prima la Roma aveva ingaggiato dal Flamengo Renato Portaluppi per 4 miliardi di lire, volle rilanciare sul prezzo, facendo naufragare l’affare.
Preso atto della situazione, Scibilia, che già era poco convinto dell’acquisto di due ragazzi troppo giovani a parer suo, decise di puntare su atleti un tantino più esperti, aprendo le porte del Pescara ad un’altra coppia di brasiliani.
“Con Edmar e Tita, giocatori che avevo chiesto io stesso, abbiamo incrementato sensibilmente il tasso tecnico della squadra”, il commento di Galeone a chiusura della campagna acquisti della sua squadra.
I due nuovi brasiliani accanto al grande capitano Junior compongono sulla carta un tris d’assi che entusiasma i tifosi biancazzurri. Con loro tre, si commenta in città, restare in serie A sarebbe stato uno scherzo. Anche Galeone non fa mistero delle sue ottimistiche aspettative: “Ho seguito a lungo Edmar e Tita, due giocatori non più giovanissimi ma talmente esperti da poter prendere per mano la squadra e guidarla nel migliore dei modi. Lo penso e ovviamente…lo spero”.
La stagione 1988/89 nasce quindi con la consapevolezza che tutto sia stato programmato per il meglio. Finalmente potranno arrivare quei risultati tanto sognati dalla tifoseria con Galeone consapevole delle sue responsabilità in caso di insuccesso. Come l'anno precedente il Pescara vince subito in Coppa Italia contro una grande come la Lazio e in campionato conclude il girone di andata al 10° posto in classifica. Galeone conferma che il suo gioco spregiudicato funziona e che anche una piccola realtà come Pescara può dire la sua in un campionato così difficile come la serie A. Il girone di ritorno parte con l'ennesimo risultato sorprendente. Il Pescara vince per 3-1 all'Olimpico contro la Roma insediandoci al 9° posto a pari merito con il Verona. La città ormai succube del "Profeta", che esalta il suo modo di vedere il calcio fatto ora non solo di bel gioco ma anche di risultati, s’illude di poter raggiungere traguardi fino allora impensabili, purtroppo la storia non si conclude con un lieto fine. Infatti la squadra, pur continuando a giocare il suo calcio, dopo Roma non riuscirà più a vincere una sola partita: colleziona ben 11 pareggi su 15 partite e al termine del campionato gli varranno il 16° posto e la retrocessione in serie B. La città rimane stordita da questo brutto colpo e la dirigenza, nonostante il bel gioco mostrato per quasi tutta la stagione, si trova costretta ad esonerare il beniamino della città che con il suo gioco arioso aveva portato il bel calcio in giro per l'Italia.
Fini' cosi' la favola del “Pescara dei Miracoli”.
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