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Ricorrenza del: 05/06/2011

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DE CECCO: PESCARA PULITO E SENZA PAURA DI SOGNARE

 

«Puliti e senza paura di sognare»

Il presidente del Pescara De Cecco su scommesse, società, tifosi e squadra
tratto da "Il Centro del 05/06/2011"

PESCARA. «Questa delle scommesse clandestine è una storiaccia brutta. Ma purtroppo non è un sorpresa e temo non finirà qui. Il calcio resta un boccone ghiotto per certi interessi. Lo era acnhe prima che le scommesse diventassero legali. Forse pure in questi giorni c'è qualcuno che sta pensando di fare soldi pilotando i risultati dei prossimi campionati in Italia o all'estero. E senza contare che indovinare come andranno certe partite di fine stagione sarà sempre abbastanza facile». Il nuovo scandalo scommesse svela retroscena inquietanti, l'elenco delle partite e dei soggetti coinvolti si amplia fino a sfiorare i santuari più importanti, tra gli adetti ai lavori reazioni sdegnate si affiancano a incredilità e talvolta a disarmante meraviglia. Il presidente del Pescara Peppe De Cecco non si iscrive al club di quelli che non se l'aspettavano, anche se non nasconde sconcerto per certi metodi. Certi confini, almeno tra tesserati, si pensava non fosse possibile superarli. «No, che si arrivasse a drogare i propri compagni di squadra per perdere una partita», dice, «questo non lo immaginavo. Certe cose, lo dico con dispiacere da appassionato, finora eravamo abituati a verderle soltanto nel ciclimo. Ma li qualcuno ha rischiato la vita per vincere. Detto questo, però, che in giro ci fosse "brutta gente" penso non fosse un mistero per nessuno. A livello di sensazione, dico, perché, naturalmente, per accusare ci vogliono prove solide». In qualche intercettazione si parla pure del Pescara. Che sensazione le ha fatto? «Ho letto. Ma per fortuna, fatemelo sottolineare, ne usciamo alla grande. Il massimo che riescono a dire questi personaggi è che siamo inavvicinabili. Ne sono contento per me e i miei soci. Dopodiché la vita ci insegna che non puoi piacere a tutti, perciò qualche poverello che prova a tutti i costi a intorbidire l'acqua va messo nel conto».

Si riuscirà mai davvero a contenere i rischi di nuovi scandali? «Difficile. Questa è una riuflessione che deve fare tutto il sistema calcio ai massimi livelli. Non ho idea di come fare ma certamente bisogna lavorare a fondo su questa cosa. E sapendo che sarà una guerra lunga e difficile. Il fenomeno è planetario, innumerevoli i mezzi per interferire sulle partite. Non è pensabile pensare di controllare i tesserati in ogni momento del giorno. Impedire contatti a rischio talvolta è quasi impossibile». Però vedere professionisti vendersi per poche decine di migliaia di euro fa effetto. «Ad alti livelli in queste cose ci si entra non per soldi ma per vizio, malattia del gioco. Il fenomeno colpisce di più ai livelli intermedi. In Italia fra B e C, dove le medie degli stipendi non sono altissime, quindi intascare 20 30mila euro falsando un risultato può essere un grossa tentazione. Se poi ci metti che in certe società gli stipendi non arrivano tanto puntuali, capisci che le tentazioni possono aumentare». E forse anche per questo una sfoltita alle società professionistiche non sarebbe cattiva idea. Il Pescara sotto questo profilo gode buona salute? «Non si naviga nell'oro ma finche ci sarà questo gruppo dirigente non corre rischi. Si va secondo quello che i mezzi consentono. E comunque abbiamo dimostrato che non siamo poi così sprovveduti». Negli ultimi tempi una parte della tifoseria ha borbottato. Dispiaciuto? «Amareggiato. Ma con la coscienza a posto. Non si può mica mettere in discussione la solidità dei bilanci per evitare qualche mugugno». Magari qualcuno teme un ridimensionamento dell'organico, un campionato senza ambizioni. «Noi facciamo secondo le nostre possibilità. Gli effetti della crisi economica generale si sentono anche nel calcio. Ci sono soci che versano perfino in anticipo le quote, altri che devono gestire i loro impegni con attenzione. Ci sono le aziende da tutelare, le famiglie. Non si può pretendere che uno butti via i risparmi per un'operazione di calciomercato solo per far contenta la piazza». Magari c'è chi pensa che fuori dalla porta ci sono personaggi pronti a spendere. «E chi? Forse una volta era così, quando nel calcio si entrava per motivi politici, si rischiava poco in rapporto ai possibili ritorni. Ora è diverso. Abbiamo sempre detto che per entrare in società non c'è neppure bisogno di bussare. Però non s'è visto nessuno. Non pensiamo di essere insostituibili. Ma vogliamo evitare alla società avventure pericolose».

Di cui la storia recente è ricca. «Mica devo ricordarlo io quello che abbiamo passato con certi personaggi. Quindi, si va avanti con idee chiare e progetti realistici. Per ora era importante la ricapitalizzazione, per mettere a posto conti e iscrizione». Ma alla tifoseria piace sognare. Dappertutto. «Ma noi dirigenti dobbiamo stare con i piedi per terra, perché sappiamo quello che si è sofferto per tornare a questi livelli e non vogliamo, non possiamo e non dobbiamo rischiare oltre il giusto. E senza rinunciare a sognare, naturalmente». Perché, inutile negarlo, la serie A resta più che una speranza. Lo aveva detto forte il giorno del ritorno in B: «Adesso la serie A in tre anni. Però, meglio se prima». E il prossimo sarà "soltanto" il secondo.

autore: W. Nerone


 



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