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Ricorrenza del: 28/11/2008

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NEL NOVEMBRE 2008 GLI ULTRAS PESCARESI SCRIVONO A BERLUSCONI

 

Gli ultras pescaresi al premier "Soglia ti farà perdere le elezioni"

Lettera a due settimane dalle regionali. Nel mirino, l'ex presidente, deputato Pdl
"Ha messo la squadra in mani oscure, nuoce al partito e alla nostra città"
Il numero uno uscente accusato tra l'altro di controllare di fatto il team
che milita nella Prima Divisione, la vecchia C1, del campionato di calcio

ROMA - La crisi del Pescara calcio e le elezioni in Abruzzo. A due settimane dalle Regionali l'umiliante situazione del club di Prima divisione - niente stipendi né acqua calda al campo - è diventata l'argomento elettorale principe. Il più sentito, il più scivoloso. La questione sta regalando cene segrete tra l'allenatore triste (Giuseppe Galderisi) e i futuri padroni della società (Giuseppe De Cecco, fratello minore e in minoranza nella grande famiglia che produce pasta). E lettere degli ultras a Silvio Berlusconi. L'altro giorno i minacciosi Rangers hanno scritto, e quindi distribuito, una missiva al premier che riassume i metodi degli ultimi padroni del Pescara 1936 e chiede: "Presidente, faccia pulizia nel suo partito".

Ha scritto la Curva Nord a Berlusconi: "E' passato poco più di un anno da quando abbiamo avuto modo di incontrarla nella piazza centrale di Pescara e sul palco con lei era presente l'allora presidente del Pescara calcio: Gerardo Soglia. Questa persona, eletta successivamente alla Camera dei deputati nelle liste del suo partito, ha perso il senso delle cose. Da mesi calciatori, dipendenti, collaboratori non percepiscono stipendi. I fornitori non vengono pagati. La società di calcio è stata ufficialmente venduta a una società anonima svizzera, la Eurocat sa, e la mancata sostituzione delle garanzie bancarie fa immaginare che il passaggio delle quote sia stato solo fittizio e che l'onorevole Soglia abbia ancora un peso per il presente e il futuro del Pescara". Ecco: "Quest'uomo ci ha consegnato in mani oscure compromettendo il futuro di una storica società di calcio e ridicolizzando il nome della città di Pescara, sede dei prossimi Giochi del Mediterraneo. Sicuramente", e qui arriva l'affondo degli ultras, "sta minando l'immagine del suo partito, peraltro alla vigilia di un delicato appuntamento elettorale". Già, "c'è il rischio che i tifosi attuino l'equazione onorevole Soglia uguale Pdl maturando la voglia di esprimersi diversamente in sede elettorale". L'avvertimento è chiaro.

Delle vicende del Pescara calcio, e dei cattivi pagamenti di Gerardo Soglia, eletto ad aprile con Forza Italia nel collegio di Salerno, oggi segretario della commissione Bilancio alla Camera, è stato informato anche l'abruzzese Gianni Letta, sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Già. Soglia ha tenuto in mano il Pescara per un anno, fino allo scorso ottobre, cedendolo quindi all'Eurocat, società svizzera di amministratori italiani tra cui quel Valentino Rizzuto che nel 2003 tentò di lucrare sul fallimento Fiorentina acquistandone il marchio e tentando di rivenderlo alla famiglia Della Valle. Soglia, figlio del costruttore dello stadio Arechi di Salerno, possiede diversi alberghi sul territorio italiano, alcuni di eccellenza, e nel 2007 ottenne il Pescara calcio dalla Cassa di Risparmio di Pescara non appena si impegnò a prendere la decotta Compagnia italiana turismo: la Cit, gli costò 70 milioni. E' interessante notare come la Caripe abbia preferito i Soglia a un solido gruppo formato da undici imprenditori tra cui Filippo De Cecco (il capostipite della famiglia), Carlo Toto di Air One, il gruppo Sarni (catering negli autogrill). Questa associazione temporanea di compratori anticipò, a evidenziare le proprie intenzioni, 100 mila euro a testa: un milione e 100 mila euro depositati in un conto Caripe. Di questi, 450 mila euro vennero girati all'allora presidente del Pescara, Dante Paterna. Ma la scalata calcistica del gruppo fu stoppata.

L'operazione, come tutto quelle che in seguito sarebbe nato intorno al moribondo Pescara, venne governata dal giovane sindaco Luciano D'Alfonso, Pd, tradizione Margherita, desideroso di trovare soluzioni locali per un club in crisi ventennale. Nelle scorse settimane, a campagna elettorale avviata, l'albergatore forzista Gerardo Soglia ha offerto il 50% del Pescara a Riccardo Gaucci, a costo zero. Ottenendo un rifiuto. E allora il sindaco D'Alfonso, avversario politico, ha messo a punto un piano che prevede un prossimo "fallimento pilotato" del club, simile a quello realizzato la scorsa stagione dal Lanciano: un'operazione che consentirebbe al Pescara di restare in Prima divisione (l'ex C1) senza risvegliare automaticamente l'interesse della magistratura, e ai nuovi imprenditori di risparmiare sugli ingenti debiti erariali (10,8 milioni). Per quanto riguarda i 2 milioni dovuti a giocatori e fornitori, sarebbero i futuri proprietari a dettare tempi e modi per il saldo. E i contratti firmati in nero dalla precedente proprietà (2,5 milioni) con la nascita della nuova società si trasformerebbero in carta straccia: inesigibili.

In queste ore D'Alfonso sta lavorando a questo progetto con l'imprenditore alimentare Antonio Oliveri, già vicepresidente del Pescara guidato negli Ottanta dal commendatore e suocero Antonio Scibilia. Sul fronte Federcalcio i referenti dell'operazione sono Gabriele Gravina, ex presidente del Castel di Sangro, oggi consigliere federale senza club alle spalle: candidato del presidente Giancarlo Abete alla direzione generale della Figc, Gravina è stato segato dalla pubblicazione delle intercettazioni di Calciopoli bis. Poi c'è Vincenzo Marinelli, accompagnatore della nazionale Under 21: fu presidente del Pescara, lui, all'inizio degli Ottanta quando i De Cecco erano solo sponsor. Questo giro pescarese ha garantito per stagioni intere Andrea Iaconi come direttore sportivo. E infatti Iaconi, oggi all'Arezzo, è pronto per il rientro a Pescara a gennaio. Sull'asse federale Gravina-Marinelli passa la valorizzazione dei giovani della futura società: l'Under 21 è una selezione nelle man i dei club, ne subisce le pressioni. E il Pescara calcio, nonostante il dissesto finanziario, possiede ancora un vivaio forte. Da valorizzare.

Già, l'operazione "fallimento soft" è tutta tesa a riportare alla guida della società la famiglia De Cecco, seppure attraverso il fratello minore già proprietario dei dilettanti dell'Angolana e del centro sportivo di Città Sant'Angelo dove oggi il Pescara si allena. Insieme ai pastai rientrerebbero una serie di personaggi orbitanti nell'area Scibilia, il padre dell'indebitamento del club. Per allontanare in fretta i fratelli Soglia - invitti all'intera città, peraltro - il Comune di Pescara ha trasformato in ingiunzione un debito, 2,5 milioni, che da vent'anni vantava con il Pescara. E per offrire il primo sostegno ai calciatori al verde, D'Alfonso ha messo mano ai 52 mila euro residui del fondo "Amici di Pescara" (quello degli undici imprenditori stoppati), per lungo tempo bloccato dalla magistratura.

La partita elettoral-calcistica ne sta aprendo una terza, affaristico-edilizia. Il 29 giugno 2009, in Abruzzo, partiranno i Giochi del Mediterraneo, mini-olimpiade che tra cento scontri ha fatto inaugurare nuovi cantieri in regione: su tutti, la profonda ristrutturazione dello stadio Adriatico a Pescara e l'immenso campus universitario attorno al villaggio atleti di Chieti.

fonte: la repubblica del 27 novembre 2008


 



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