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Ricorrenza del: 20/02/2015

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MUORE ATTILIO BECCHI BIANCAZZURRO ANNI 60

 

Il 20 febbraio 2015 muore all'ospedale di Chieti Attilio Becchi prossimo ai 77 anni, ex giocatore del Pescara degli anni sessanta

Becchi, Mantovano di Motteggiana, era un combattente nato che faceva dell’intensità la sua arma migliore.
Inizia a giocare nel Suzzara per passare poi al Bologna. Due le presenze tra i felsinei, a S.Siro con il Milan e a Ferrara con la Spal. Un menisco ribelle lo blocca. Quando ne riacquista la funzionalità passa al Forlì, e da qui al Pescara. In panchina troverà lo slavo Liubo Bencic che lo aveva allenato a Bologna.
Con Conio e Palestini V, si alternava per la composizione di una linea mediana di particolare valore nel Pescara.
Da Pescara ad Agrigento, nell’Akragas, che aveva in panchina Manlio Bacigalupo, fratello di Valerio, componente dell’undici del grande Torino scomparso a Superga.
Dopo l'addio ai campi di gioco oltre alla famiglia si dedico' all'attività imprenditoriale di successo nel campo della ristorazione.



Segue articolo tratto da "il centro"
Una vita da mediano, in campo e fuori, poca vetrina ma tanta sostanza, cuore e impegno in ogni momento della sua vita. Questo è stato Attilio Becchi, scomparso ieri a 76 anni per un arresto cardiaco all’ospedale di Chieti. Biancoazzurro per tre stagioni, tra il '58 e il '61, e poi pasticciere e geniale imprenditore, quello che, all'inizio degli anni '70, assieme alla famiglia Fiorilli, aprì in fondo a corso Umberto, di fronte al Bar Camplone, la mitica Gelateria Berardo, punto d'arrivo obbligatorio nelle serate d'estate per pescaresi e turisti.

La "spaghettata" o gli "affogati" al caffè o al liquore, delizie imperdibili per palati d'ogni tipo. Nato a Motteggiana, in provincia di Mantova, Attilio Becchi a Pescara c'era arrivato nell'estate del 1958. Aveva appena vent'anni e due presenze in serie A con il Bologna, lo volle Sabatino Di Properzio, all'epoca presidente biancoazzurro. Assieme a lui arrivò Vanini, ala destra veloce e di discreto talento, la società lì sistemò in un appartamento in via Mazzini, presso la famiglia di Peppino Appignani. Una camera ammobiliata, altro che le ville dei calciatori di oggi, la sera del giovedì vedevano arrivare i vicini con le sedie, perché lì c'era la televisione e si poteva vedere "Lascia o raddoppia" e Mike Buongiorno.

L'anno dopo stessa sistemazione alla Pineta e fu la svolta della sua vita. C'era il bar di Berardino Fiorilli, non ci mise molto a stringere amicizia con i figli del titolare, Franco, Peppino ma, soprattutto con lei, Carmelina. Fu amore a prima vista, non si sarebbero più lasciati. Nelle tre stagioni con il Pescara Becchi mise insieme 60 presenze, tutte partite giocate con grande temperamento e il massimo impegno, tra i suoi compagni di squadra Mario Tontodonati e Masoni, i portieri Tuniz e Di Censo, Conio e Natteri, il primo straniero in biancoazzurro, Monaco e Tiriticco, Cavicchia e Mattuci, nell'ultimo campionato col Pescara pure Bruno Pace che, di lì a poco, avrebbe spiccato il volo per Bologna e la serie A.

Era in tribuna quando i tifosi invasero il campo e picchiarono l'arbitro Rancher di Roma dopo i due gol di Rambone del Catanzaro, fu tra i protagonisti nei due derby stravinti col Chieti (4 a 0 e 5 a 1), fu di breve durata il suo divorzio dal Pescara.

«Era andato in Sicilia a giocare con l'Akragas», racconta suo cognato Franco Fiorilli, «non lo pagavano da diversi mesi e, da un giorno all'altro, decise che era ora di smetterla col calcio. Aveva 29 anni, tornò a Pescara e cominciò subito a lavorare con noi in laboratorio. Ovviamente si era già sposato con Carmelina, era ormai uno di famiglia, non gli facevano difetto né la volontà né la capacità di darci dentro e così ci mise poco a scoprire i segreti di un nuovo mestiere che gli avrebbe dato grandi soddisfazioni».

Il calcio comunque ha continuato a praticarlo per anni assieme agli amici. Tanino La Porta lo volle nella squadra delle "vecchie glorie" del Pescara, sempre pronto a rispondere alla convocazione anche se ormai aveva messo su qualche chilo di troppo, dopo la prima promozione in serie A, nel '77, è stato di nuovo protagonista all'Adriatico in un match tra veterani assieme a Pace e Giammarinaro, De Marchi e Masoni. Uno dei suoi quattro figli, Marco, fa il pasticciere e gestisce un bar a Villa Raspa, Wilma è insegnante, Antonello ortopedico, Cristina ha preso i voti e vive a Roma. Oggi l'addio , alle 11,30, nella chiesa Stella Maris, alla Pineta.


 



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