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Ricorrenza del: 04/10/2014

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ZAURI ALLENATORE DELLE GIOVANILI

 

Dopo trent’anni passati sui campi da gioco ecco come Luciano Zauri ci racconta il suo passaggio alla panchina con il suo nuovo incarico di allenatore della Berretti.

Come è stato il passaggio dal campo alla panchina?
Soprattutto rapido, fino alla fine ho cercato di fare ancora un altro anno da calciatore, ma per tanti motivi non ci sono riuscito, così mi è arrivata questa opportunità grazie al presidente Sebastiani e ho accettato subito anche perché nella mia testa avevo questa idea di diventare allenatore prima o poi.

Alcuni giocatori terminata la carriera hanno iniziato ad allenare, ma poi sono passati ad altri ruoli (dirigenti, direttori sportivi, opinionisti ecc), lei farà l'allenatore?

Sì, questa è l’idea di partenza, ma non è detto che se per tanti anni ho fatto il calciatore sia anche capace di insegnare, ci provo. Farò anche tutti i corsi che spero mi permettano di allenare anche ad alti livelli.

In che momento della sua carriera ha deciso di fare l'allenatore?

Negli ultimi anni di carriera.

C'è tra questi ragazzi uno che le ricorda il giovane Zauri?
Ce ne sono tanti, ne vedo molti che hanno voglia di fare, magari non molto dotati tecnicamente ma con tanta umiltà e voglia di mettersi in gioco.

Come si trova a Pescara non solo come città che già conosce ma soprattutto come società?
In città io e la mia famiglia ci troviamo meravigliosamente bene, questo è uno dei motivi che mi ha fatto decidere di restare qui. In società altrettanto, non era scontato che restassi per forza a fare qualcosa, li ringrazio per l’opportunità che mi stanno dando.

L'aspetto più bello e quello più brutto dell'essere allenatore?
Fare delle scelte, mi piace perché mi impone di mettermi in gioco perché non è facile fare delle scelte, ma è anche l’aspetto più brutto perché quando scegli qualcuno rimane fuori e non mi fa piacere, anche se è questo il mio ruolo.

Quali sono stati gli allenatori più importanti per la sua carriera?

Prandelli in Primavera che poi ho avuto qualche anno dopo a Firenze, Vavassori che mi ha lanciato nel calcio che conta nell’Atalanta. Tutti quanti mi hanno dato qualcosa, Rossi nella Lazio è stato fondamentale per farmi fare il salto di qualità, anche Mancini.

Cosa ha imparato da loro e cosa utilizza anche oggi da allenatore?
L’esperienza dopo tanti anni mi porta a dire che ho preso un po’ da tutti. Quando inizi a giocare ti fossilizzi su un modulo, la mia fortuna è stata averne tanti e aver imparato anche da quelli che non porto nel cuore.

Qual è il suo modulo di gioco preferito?
Non saprei, al momento sto giocando con il 4-3-1-2 perchè mister Oddo, che mi ha dato una grandissima mano e ringrazio, utilizza quello e ci adattiamo alla Primavera.

E’ più importante il risultato o la crescita dei ragazzi?
Entrambe le cose perché i ragazzi crescono anche facendo risultati, sia negativi che positivi. Però è chiaro che in questo momento loro hanno bisogno di alcune spiegazioni ed è appunto questo il nostro ruolo.

E' meglio che un allenatore senza esperienza vada subito ad allenare una prima squadra o è meglio fare prima la gavetta?
E’ dimostrato che si possono fare entrambe le cose, se uno è capace può allenare tranquillamente. Mi viene in mente Mancini. Se uno ha capacità e personalità può fare direttamente il salto, anche se non è facile.

Quanto sono cambiati i settori giovanili rispetto ai tempi in cui ha iniziato lei?
Sono cresciuto in un settore giovanile che era tra i migliori e credo sia ancora oggi tra i migliori, che è quello dell’Atalanta, dove si predilige l’aspetto educativo, familiare e scolastico. Quello è stato il top e grazie all’Atalanta sono arrivato a certi livelli, altrimenti non ci sarei mai arrivato. Alla mia epoca, parliamo di 15 anni fa, si prediligeva questo, mi sono affacciato da poco nel settore giovanile da allenatore quindi potrò rispondere meglio più avanti, ma credo che alla fine le cose non siano cambiate molto.

Quali sono i suoi obiettivi per questa stagione?
Fare l’allenatore, adesso ricopro questo ruolo ma non sono un allenatore già fatto, voglio crescere, imparare tanto da tutti, non avendo alcuna esperienza posso solo imparare, partendo dai pulcini fino alla prima squadra. Voglio crescere e diventare un buon allenatore.
Tratto dal sito ufficiale pescara calcio del 4 ot 2014


 



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