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Ricorrenza del: 07/10/2012

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IL PESCARA DELUDE I TIFOSI: CON LA LAZIO IN SERIE A NE PRENDE 3

 

Dopo vent'anni il Pescara torna in serie A e ritrova la Lazio. Il 7 ottobre 2012 i romani giungono all'Adriatico per la 7a di andata della serie A 2012-13. Il Pescara di Stroppa è atteso da i tifosi biancazzurri che sentono la rivalità con i capitolini e il giorno prima all'Antistadio hanno tentato di caricare la squadra in allenamento presentandosi in 2mila!.
La gara senza storia si conclude 0-3.
Un finale così non se lo immaginava nessuno. Nemmeno i più pessimisti. La partita senza storia, la mancanza di combattività, l’eccessiva arrendevolezza dei ragazzi di Stroppa alla fine hanno fatto perdere la pazienza ai tifosi biancazzurri. Dopo il fischio finale, mentre i giocatori della Lazio raccoglievano gli applausi dei loro (pochi) sostenitori, dalla parte opposta i calciatori del Pescara hanno provato a dirigersi verso la curva nord per salutare i tifosi. Forse era un modo per scusarsi per la magra figura, ma il tentativo è stato ugualmente respinto sul nascere. I pescaresi hanno dapprima invitato con gesti e cori Cascione e compagni a non avvicinarsi sotto la Nord, poi hanno esternato tutto il loro disappunto con bordate di fischi e appelli a tirar fuori gli attributi. Una delusione cocente per gli sportivi pescaresi, che aspettavano la sfida con la Lazio da venti anni. L’eccessivo amore per i propri colori può fare scherzi di questo tipo. Sabato alla rifinitura oltre 2000 supporter avevano provato a spingerli verso la vittoria. E anche a inizio gara l’entusiasmo era alle stelle. Lo speaker annunciava le formazioni con una carica pazzesca e la coreografia con cartoncini biancazzurri rendeva colorata tutta la tribuna Adriatica. La Nord appariva chiassosa e festante. La spinta del pubblico è servita a poco. Certo, talvolta bisognerebbe essere realisti, la Lazio possiede valori di gran lunga superiori a quelli dell’undici di Stroppa. Eppure c’è modo e modo di capitolare. Quello di ieri pomeriggio non è andato giù a nessuno. «Noi vogliamo gente che lotta» è un motivo ricorrente della curva, in settimana Cascione aveva sbandierato lo spirito guerriero da esibire in gare così sentite dalla tifoseria. Nulla di tutto questo, squadra irriconoscibile e quasi sempre in balìa dell’avversario. Il pubblico non ha mai smesso di incitare la squadra, nemmeno quando era sotto di 3 gol. Cori incessanti, ma anche un ripetuto lancio di fumogeni e petardi, con il serio rischio che la partita potesse essere sospesa. Evidentemente non è così difficile far entrare materiale pirotecnico all’interno dello stadio, nemmeno con 400 uomini delle forze dell’ordine schierati nella zona dello stadio. E dire che in certi varchi si controllano anche le borsette delle signore e vengono sequestrate bottigliette d’acqua.

Di certo è positivo che non ci siano stati incidenti e tutto sia filato liscio. Insomma, tanto clamore per nulla. I sostenitori della Lazio sono ripartiti nel dopo gara scortati e hanno ripreso senza problemi la via verso la Capitale. A proposito, fa ancora discutere la scelta di paralizzare un’ampia zona della città per ospitare 142 tifosi della Lazio e destinare loro l’intera curva sud. Magari sarebbe stato preferibile vietare la trasferta, lasciare il settore ai pescaresi ed evitare un dispiegamento di forze così imponente. In tempi di tagli ingenti e di spending review non guasterebbe una scelta di questo tipo. Sorprendente in negativo anche il numero di spettatori presenti, 12.430 in totale. La società biancazzurra si aspettava una cifra superiore per una gara così attesa. In settimana si era parlato di prevendita a 13mila. Forse qualcuno si è scoraggiato. Per quanto riguarda le partite casalinghe, a parte il tutto esaurito contro l’Inter, contro la Lazio si è registrata la vendita di qualche centinaia di tagliandi in più rispetto a Pescara-Sampdoria (11.736 spettatori) e Pescara-Palermo (11.411). In tribuna c’era anche Claudio Lotito, presidente della Lazio, che si è beccato qualche insulto dai sostenitori biancazzurri. Con lui il ds Ighli Tare. A distanza di qualche metro era seduto il ds del Torino Gianluca Petrachi.


 



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